“Le mie opere, per lo più, partono dall’immagine mentale di un colore o di un insieme di pochi colori.

Il colore entra nella mia mente.

Poi l’immagine trascende con il susseguirsi di diversi stati d’animo e quindi d’atteggiamenti nei confronti dell’opera che sta nascendo, in un continuo mutamento ed evoluzione.

Come ha detto Guttuso, la pittura è una relazione misteriosa tra me e il mio quadro e condivido, con Mark Rothko, il concetto: un dipinto non è un’immagine di un’esperienza; è un’esperienza.

Io desidero che i miei quadri suscitino emozioni, che, spostando l’attenzione dalla visione esteriore, colpiscano nell’intimo, che non siano un semplice compendio all’arredo di una stanza o di una casa.
La pittura informale non è una pittura “facile” da eseguirsi. Spesso per me, il creare un quadro è un’esperienza che richiede fatica, continue riflessioni accompagnate da momenti, anche lunghi, trascorsi ad osservare l’opera che si sta costruendo, a volte con una sensazione di frustrazione, come se si interrompesse quella relazione tra me e il mio quadro.

Poi si riparte con più energia interiore e a volte con un diverso stato d’animo che può comportare modifiche anche sostanziali all’espressione esteriore di quella che è la mia impressione interiore…e così via, fino al compimento del lavoro.”

Hanno scritto di lei:

 l’amico Pittore, Professor Mauro Marchini:

“Linee, intrecci, sovrapposizioni, accostamenti, scansioni orizzontali e verticali definiscono la superficie di una pittura capace di immagini che affiorano da essa stessa. E’ la pittura che genera le immagini, un accrescimento organico che segue le regole di un’immaginazione che è invenzione, traccia misteriosa, pulsione, proiezione. La pittura non è cronaca della vita, è vita essa stessa e le colature di colore, i segni, la materia pittorica non hanno bisogno di ricorrere ad alcuna forma in quanto parlano, suggeriscono, emozionano il cuore e la mente di chi osserva. Come la vita, le pitture di Francesca possono essere veloci o lente, caotiche o ordinate, tristi o allegre, ma sempre autentiche e spontanee.”

la Critica d’arte Eles Iotti:

“Le opere informali di Francesca Cassoni, senza titoli descrittivi, lontane da strutture narrative retoriche quanto da rapporti figurativi di sudditanza con il reale ci catapultano dentro ad una esperienza estetica emozionale ancor prima che visiva. La pittura come esigenza interiore è l’imperativo a cui Francesca risponde: le sue opere vengono alla luce senza un progetto e si misurano contemporaneamente con momenti eterni e attimi precari della vita nel suo scorrere. Le opere di Francesca sono moderne parenti del sublime romantico: affascinano perché molto lontane dalla cultura azionale della ragione e dalla fiducia nella tecnologia, ma molto vicine alle forze creatrici della Natura.  

Non serve il ciarpame delle parole per entrare in questi accadimenti pittorici forse solo la lontana filosofia atomistica che ha tentato di spiegare la composizione del mondo attraverso sistemi di aggregazione casuale e spontanea degli atomi potrebbe soccorrerci. Con il rifiuto della forma nelle opere di Francesca acquistano supremazia la superficie, il segno, la materia, il colore, nelle sue composizioni astratte grande valore hanno il peso e l’equilibrio orientati a trasmettere energia. Una poetica calda di bagliori di rossi   e di neri assoluti che elegantemente richiamano l’informale italiano di Burri. Si accende lo stupore quando in alcune tele esposte   troviamo come affiorante dal caos primigenio quale unica superstite: una piuma, dal valore emblematico di leggerezza. Francesca ci svela che la piuma è spesso usata da lei come pennello e che la stessa dunque è in parte responsabile della sua scrittura. Si tratta della firma traslata dell’artista, sinonimo di voli dello spirito verso altri sublimi traguardi di libertà espressive”.

la Storica dell’arte, Dott.ssa Manuela Bartolotti:

“La pittura di Francesca Cassoni è una pittura impetuosa, dal segno frenetico e incisivo, è fatta di intrichi di suoni e di fecondi silenzi, d’un approccio insaziabile alla vita che lei cattura nelle sue fibre, denudandola e lasciandole scoperta l’anima d’ombra e luce…”

l’Architetto Alberto Cacciani:

“Osservando le opere di Francesca Cassoni è evidente come il segno assuma le caratteristiche di un gesto spontaneo che veicola i sentimenti dell’anima e prende forma sulla tela in armoniosa assonanza con la percezione della realtà.

L’astratto informale è il tema artistico preferito dalla pittrice. Il linguaggio pittorico si manifesta come un rifugio dello spirito, in cui astrazione e immaginazione trovano ampio e delicato respiro.

L’artista nell’apprendere la lezione imposta dal secolo scorso, nel quale i linguaggi visivi si sono svincolati da schemi espressivi prestabiliti, attraverso nuove scelte espressive offre all’osservatore esperienze estetiche profondamente diverse rispetto a quelle proposte dalla pittura formale. Con lo sguardo che si posa sui piani scomposti e sulle linee interrotte del colore possiamo percepire la materializzazione di intensi momenti di vita e una profonda attenzione nell’ascolto del proprio io che prende forma in una gradevole armonia immateriale che esprime la forza della sua pittura”